Digitale, l’Italia nel gruppo di testa in Europa

Presso la Commissione trasporti di Montecitorio, si è svolta l’audizione del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao

  • Gli obiettivi per l'Italia del 2026;
  • L'importanza della collaborazione e delle competenze;
  • Le linee programmatiche del dicastero.
Data 13 aprile 2021
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Argomenti InnovazioneTrasformazione digitale

La tecnologia digitale come strumento per riportare il nostro Paese tra i leader europei. Con questo traguardo il Ministro Colao ha concluso l’illustrazione delle linee programmatiche del suo dicastero in audizione alla Camera.

L’obiettivo del governo è quello di trasformare questo periodo di preoccupazione in un'occasione di trasformazione, restituendo fiducia ai nostri cittadini.

L'Italia del 2026

Questo percorso deve essere guidato da obiettivi chiari. Il Digital Compass, recentemente approvato dall’Unione Europea, ha come data simbolo il 2030. Grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), l’Italia ha la possibilità di puntare ad essere ancora più ambiziosa, proponendo un traguardo a 5 anni. L’Italia del 2026 dovrà essere nel gruppo di testa in Europa, seguendo 5 obiettivi:

  1. Diffondere l’identità digitale, assicurando che venga utilizzata dal 70% della popolazione, più del doppio rispetto a oggi;
  2. Colmare il gap di competenze digitali, con almeno il 70% della popolazione che sia digitalmente abile;
  3. Portare circa il 75% delle PA italiane a utilizzare servizi in cloud;
  4. Raggiungere almeno l’80% dei servizi pubblici erogati online;
  5. Raggiungere, in collaborazione con il Mise, il 100% delle famiglie e delle imprese italiane con reti a banda ultra-larga.
Obiettivi Italia 2026: Diffondere l’identità digitale, assicurando che venga utilizzata dal 70% della popolazione, più del doppio rispetto a oggi; Colmare il gap di competenze digitali, con almeno il 70% della popolazione che sia digitalmente abile; Portare circa il 75% delle PA italiane a utilizzare servizi in cloud; Raggiungere almeno l’80% dei servizi pubblici erogati online; Raggiungere, in collaborazione con il Mise, il 100% delle famiglie e delle imprese italiane con reti a banda ultra-larga.

L’importanza della collaborazione

Un principio fondamentale per perseguire questa strategia è la cooperazione.

La transizione digitale, in quanto orizzontale, richiede espressamente di coinvolgere tutti gli attori in questo sforzo.

Una cooperazione di tutto l’apparato amministrativo, centrale e territoriale. Il Comitato interministeriale per la transizione digitale nasce proprio con questo scopo: agevolare un metodo di lavoro condiviso tra le strutture di governo coinvolte ad ogni livello, dando alla digitalizzazione della PA una rinnovata attenzione sia politica che amministrativa.

Occorrerà anche la cooperazione di tutte le forze produttive del Paese: le grandi aziende, la piccola e media impresa, gli artigiani, i commercianti, le organizzazioni di categoria e i liberi professionisti. Infine è necessaria una cooperazione su scala europea e atlantica, lavorando insieme nella direzione di una vera autonomia digitale.

Le persone e loro competenze

Il tassello imprescindibile di qualsiasi trasformazione, e soprattutto quella digitale, sono le persone. Se veramente si vuole cambiare marcia dell’innovazione in Italia, bisognerà mobilitare gli investimenti, ma soprattutto investire sul valore creativo e innovativo che deriva da competenze individuali e conoscenze collettive.

"La formazione continua - ha evideziato il Ministro Colao - di occupati e non, la ricerca scientifica all’avanguardia, la sperimentazione e lo studio, sono importanti tanto quanto i piani di investimento. Scuola, università, formazione e libera sperimentazione sono quello che consentirà di liberare il potenziale delle persone e del Paese da qui al 2030".

Linee programmatiche del dicastero

La transizione al digitale si basa sulla definizione di cinque aree strategiche, ambiti che guideranno le attività del Ministro Colao.

La connettività è un diritto. Si parla sempre di internet come moltiplicatore di possibilità, ma non si possono garantire queste molteplici possibilità con l’attuale livello infrastrutturale. Non intervenendo si rischia di negare diritti, alimentare vecchie disuguaglianze e crearne di nuove.

Un uso intelligente di questa tecnologia, ancora poco utilizzata nella nostra PA, può non solo farci recuperare terreno perduto, ma riformare il complesso, e a volte farraginoso, rapporto tra cittadino e amministrazione.

I benefici prodotti dalla diffusione degli open data sono noti. Tre le ricadute positive, ci sono la creazione di nuovi posti di lavoro e un considerevole risparmio nella spesa pubblica. Ma le ricadute positive sono soprattutto per la vita dei cittadini. L’interoperabilità fra le banche dati della PA, può ribaltare l’esperienza e la narrativa, a volte ingiusta, di una PA distante, inaccessibile che complica la vita del cittadino, delle imprese e dei lavoratori perché è l’elemento necessario per fornire ogni servizio digitale.

In un mondo digitale in cui una mole incredibile e sempre maggiore di dati è disponibile online, spetta ai governi difendere queste informazioni da intrusioni e attacchi cibernetici. La transizione digitale richiede quindi uno sforzo significativo di rafforzamento della cyber-security nazionale, che protegga le persone, le infrastrutture e i dati. Occorrono sistemi più sicuri, competenze adeguate e distribuite in modo razionale.

Le competenze devono essere create dove non esistono ancora, devono essere incoraggiate dove esistono, ma sono ancora carenti e devono essere sviluppate, dove non sono appropriate.

Interventi, digitalizzazione e incentivi

Il Ministro Colao ha voluto concludere il suo intervento soffermandosi su tre grandi incognite per il futuro del Paese: il ritardo, l’inclusione e le competenze.

“Alla prima - ha sottolineato il Ministro - porremo rimedio con gli interventi infrastrutturali. Sulla seconda interverremo insistendo sulla digitalizzazione come condizione abilitante della cittadinanza. Affronteremo la terza incognita creando e incentivano idee e conoscenze, nel medio periodo con investimenti di persone e, nel breve, sostenendo le amministrazioni nella migrazione”.

Crediti

foto di Alex Proimos da Flickr

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