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Intervista del Sottosegretario Butti al "Corriere della Sera"

TLC, ai consumatori la possibilità di scegliere Mercato unico europeo

La Ue incentivi la separazione tra reti e servizi.

Data 12 aprile 2024
Fonte

Corriere dell Sera

Argomenti Italia digitale 2026Infrastrutture digitaliConnettivitàReti ultraveloci

«Ciò che affligge le telecomunicazioni europee è una crisi di sistema competitivo e non di tecnologie: occorre intervenire sul primo, se si vuole che le seconde creino valore spiega il sottosegretario all'Innovazione, Alessio Butti, che si appresta a presentare a Bruxelles una serie di proposte a nome del governo italiano per il Digital network act europeo, attraverso cui verrà ridefinito l'assetto regolamentare del settore -. Spesso si invoca un mercato unico europeo delle telecomunicazioni attraverso un consolidamento che dovrebbe portare ad avere 4-5 grandi operatori a livello continentale. Una richiesta, va ricordato, che non tutti sostengono con convinzione».

Eppure le imprese del settore tic fanno fatica a sostenere da sole la mole di investimenti necessari alla transizione digitale. Chi frena il consolidamento?

«Da una parte non sembra che i governi europei intendano rinunciare alle loro prerogative nazionali e al controllo dei rispettivi operatori nazionali. Gli stessi operatori tic del nord Europa, da Telenor a TeliaSonera o a ICPN, spesso citati come esempi, sono ancora oggi controllati dai governi nazionali. Dall'altra, gli operatori telecom sono sostanzialmente contrari a un consolidamento a livello europeo e nei fatti chiedono un consolidamento solo a livello nazionale. Il punto vero è che nessun governo accetterà di ridurre il livello di concorrenza in ambito nazionale e di aumentare i prezzi, per non tradire consumatori e imprese che devono competere con quelle degli altri Paesi europei ed extra europei».

Quindi quale è la soluzione per tenere insieme le esigenze degli operatori di tic e l'obiettivo di trasferire benefici a consumatori e imprese?

«La Commissione europea, in un White Paper dello scorso febbraio dedicato alle infrastrutture di connettività, riafferma la necessità di completare il mercato unico delle comunicazioni elettroniche. Pur non indicando come raggiungere questo risultato, la linea della Ue è una conferma di apertura verso una prospettiva da condividere. Se si vuole creare un vero mercato europeo delle telecomunicazioni l'obiettivo deve essere chiaro: consumatori e imprese europee devono essere liberi di acquistare i servizi di telecomunicazioni in tutta Europa, senza limitazioni e da qualunque operatore europeo. Un principio di libertà che rafforza l'economia del continente e va a sostegno della crescita, elementi a cui la stessa Commissione europea dovrebbe ispirarsi. Come raggiungere questo obiettivo? Dopo attente valutazioni e significativi confronti con gli stakeholder, ne abbiamo individuate alcune».

Quali?

«L'argomento centrale è la separazione delle reti dai servizi. Se consideriamo le esigenze di sicurezza nazionale e geopolitiche, le reti separate dai servizi consentono la nascita di operatori "wholesale only" con reti nazionali controllate dai rispettivi governi».

Sulla falsariga del modello NetCo di Tim?

«Parlo di reti aperte e capaci di offrire servizi wholesale armonizzati a livello europeo. Ma è a livello paneuropeo che va cercato il confronto competitivo tra operatori di servizi, che potranno così competere con i giganti americani ed asiatici avvalendosi di forti economie di scala sui mercati dei servizi offerti su base continentale. Per far ciò l'Europa dovrebbe avviare una politica di deregolamentazione del mercato della fibra, con misure che incentivino la separazione della rete dai servizi e che regolamentino in modo più stringente gli operatori verticalmente integrati».

Non crede che oltre a deregolamentare la fibra servirebbe anche accelerare lo switchoff con il rame affinché imprese e consumatori si spostino sulle nuove reti, magari incentivando il passaggio?

«Ci vuole molta prudenza ed è sicuramente escluso che possa essere finanziato con soldi pubblici. È invece necessario che le reti in fibra siano effettivamente realizzate e realmente collegate alle case e funzionanti. Il modo migliore per spegnere il rame è realizzare reti Fthh assolutamente performanti, in questo modo consumatori e imprese adotterebbero senza esitazione le nuove connessioni».

Questo per quanto riguarda la rete fissa. E per quella mobile?

«Per creare un mercato europeo delle telecomunicazioni bisognerebbe dimenticarsi del roaming, dando la possibilità ai consumatori e alle imprese europee di scegliere liberamente l'operatore in tutta Europa, senza confini nazionali e senza extra costi, sulla base solo delle offerte commerciali e della qualità dei servizi offerti».

Una soluzione per favorire le fusioni cross border tra compagnie telefoniche?

«La cancellazione del roaming porterebbe al consolidamento del mercato europeo così tanto richiesto dagli operatori continentali».

Anche per i servizi digitali la direzione è quella del mercato unico?

«Bisogna guardare certamente ad una rete europea di Edge Cloud computing. Come abbiamo indicato nella Strategia Broadband del governo. 1'Edge Computing serve per migliorare le prestazioni e la qualità dei servizi per i consumatori e le imprese europee. Non basta costruire le nuove reti Ftth e 5G stand alone, sulle quali in Italia abbiamo peraltro ereditato una condizione di gravissimi ritardi dai governi precedenti, perché bisogna fare in modo che queste reti siano efficienti e con servizi di qualità per imprese e consumatori. Inoltre, riguardo lo spettro di frequenze ancora da assegnare, potrebbero essere usate almeno in parte solo per servizi paneuropei, con la ripartizione dei ricavi della vendita dei diritti d'uso tra gli Stati membri».