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Intervista del Sottosegretario Butti a "LaVerità"

Regioni dentro la"nuvola di Stato"

«Bisogna osare di più e spingere il Polo strategico nazionale verso enti locali e piccole imprese. Sul cloud nell'Ue garantito libero mercato e sicurezza».

Data 17 aprile 2024
Fonte

LaVerità

Argomenti CloudIntelligenza artificialeCybersecurity

La nuvola del cloud è un tema sempre più ampio e importante. Abbiamo chiesto al sottosegretario all'Innovazione Alessio Butti di condividere con La Verità le ultimi novità in fatto di sicurezza.

Come si è concluso il consiglio tecnico a Bruxelles?

«È stato un incontro operativo tra rappresentanti dei governi europei competenti nel campo della sicurezza cibernetica. L'Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) ha rappresentato l'Italia in questa importante riunione, durante la quale non sono state prese decisioni formali. Il fulcro della discussione era la proposta di una nuova certificazione europea per la sicurezza dei servizi cloud. La Presidenza belga ha avanzato una proposta che, se accettata, comporterebbe una riduzione dei requisiti di sicurezza attualmente richiesti. Questa modifica permetterebbe ai fornitori di servizi cloud, anche quelli che operano sotto la giurisdizione di governi esterni all'Ue, di essere certificati come sicuri. Tale iniziativa ha trovato il favore di alcuni Paesi nordici, che vedono in questa mossa un potenziale vantaggio competitivo per le aziende all'interno del proprio tessuto economico».

E gli altri?

«Altri Paesi invece, tra cui l'Italia, hanno sollecitato l'adozione di standard più elevati e rigorosi, ponendo l'accento sulla necessità di garantire un livello di protezione più alto per i dati degli utenti europei».

Ritiene si possa avviare un percorso di consultazioni?

«Certamente, l'avvio di un percorso di consultazioni è non solo possibile ma anche auspicabile in situazioni come questa, dove si discutono questioni di rilevanza strategica e ampia portata come la sicurezza del cloud. Un dialogo strutturato e inclusivo con tutti i principali stakeholder, tra cui istituzioni governative, aziende del settore tecnologico, esperti di sicurezza e rappresentanti della società civile, è fondamentale per garantire che qualsiasi decisione adottata sia equilibrata e rifletta la vasta gamma degli interessi in gioco».

Le imprese italiane vogliono protezione e accesso al libero mercato, come conciliare le due cose?

«Le aziende italiane ed europee, in particolare quelle operanti nel settore delle telecomunicazioni, affrontano la sfida di colmare il divario esistente nel settore del cloud computing. Attualmente, esiste un'opportunità significativa di recupero grazie ai progetti nazionali ed europei incentrati sul cloud edge. Tuttavia, la questione non si limita alla mera espansione dei data center; piuttosto, si estende agli ambiti avanzati della tecnologia, del software e dell'intelligenza artificiale. È proprio in questi settori che si devono intensificare gli sforzi per recuperare il terreno perso rispetto agli hyperscaler internazionali. Per farlo efficacemente, è fondamentale adottare un approccio collaborativo e sinergico. Il governo, le regioni, i territori, le università e i centri di ricerca, insieme al settore privato, devono unire le forze per massimizzare le risorse e le competenze disponibili. La cooperazione tra queste entità è essenziale per sviluppare un ecosistema tecnologico robusto che possa competere su scala globale e innovare continuamente».

Quali mosse in questa direzione da parte del governo?

«Cercheremo di giocare un ruolo importante a livello europeo. Occorre essere più coraggiosi di quanto non si sia stati fino ad ora. In Italia, vogliamo potenziare ulteriormente il ruolo del Polo strategico nazionale (Psn), offrendo alle Regioni interessate opportunità concrete di integrarsi in questo sistema. Una strategia focalizzata sull'inclusione delle Regioni nel Psn dovrebbe prevedere un piano di supporto dettagliato per le società in house regionali, sia quelle che dispongono di un proprio datacenter sia quelle che ne sono prive. Questo potrebbe includere la fornitura di infrastrutture condivise, capaci di ospitare e proteggere i dati in maniera sicura e conforme alle normative vigenti, riducendo così gli oneri finanziari e operativi per le regioni e le loro aziende. Parliamo di quel cloud federato, quindi, che è sempre stato un obiettivo importante nel processo di digitalizzazione del Paese che sta portando avanti il governo Meloni. Inoltre, siamo stati tra i primi a parlare di cloud europei per le Pmi. Abbiamo affrontato il tema in diverse occasioni e in via ufficiale nello scorso G7 a Trento. Proprio durante gli incontri internazionali alcuni Paesi ci hanno chiesto informazioni approfondite sul modello implementato in Italia con il Psn».