Intervista del Sottosegretario Butti a "l'Adige"

Intelligenza artificiale, un centro per regione

Data 07 marzo 2024
Fonte

l'Adige

Argomenti Intelligenza artificiale

Un centro di calcolo per ogni regione, il sostegno alle Pmi che lavorano con l'intelligenza artificiale, ma anche l'impegno per mettere una cornice di regole in un universo per molti aspetti ancora sconosciuto. Venerdì 15 marzo prossimo, al summit sull'Intelligenza artificiale di Trento, il governo porterà la propria visione. Che il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all'innovazione tecnologica Alessio Butti riassumerà il giorno prima alla Fondazione Bruno Kessler, dove andrà in visita. D'altronde, assicura, Trento è stata scelta per il summit perché «lì avete una grande tradizione su questi temi». E il riferimento non può che essere a Fbk e Università.

Sottosegretario Butti, l'Intelligenza artificiale è stata messa dal governo Meloni tra le priorità di questo G7. Perché e con quali obiettivi?

Perché ormai la cultura del dato e dell'Intelligenza artificiale è al centro delle politiche e dell'interesse di tutti i governi al mondo. Se considera gli ultimi 6 mesi del 2023, si sono tutti un po' svegliati: l'Executive border di Biden, negli Usa, l'Hiroshima AI Process, l'IA act europeo, tutti hanno preso consapevolezza che il fenomeno è ormai trasversale nelle varie economie, a livello geopolitico e con ogni probabilità necessita di una governance quantomeno a livello internazionale, se non globale. Perché l'Intelligenza artificiale non va imbrigliata, ma vanno limitati gli effetti nefasti che ogni tecnologia rischia di produrre, se libera da vincoli. Questo diremo, anche al G7».

Non a tutti è chiaro cosa sia l'Intelligenza artificiale e cosa può significare nelle loro vite. Partiamo dalle opportunità. Quali sono le principali?

Ha ragione, non tutti probabilmente ne sono consapevoli ma da tempo facciamo un uso costante e quotidiano di queste tecnologie. Pensiamo all'automazione nell'industria meccanica, pensiamo alla robotizzazione, che non ha portato gli eventi distopici che qualcuno pensava, distruggendo forza lavoro, ma al contrario ha portato ad un aumento dell'occupazione. Ma le opportunità sono tantissime.

A partire da quali settori?

Dalla sanità, per esempio. Grazie all'Intelligenza artificiale e ad una rete che consente la connettività, siamo in grado, nella ricerca farmaceutica, di fare cose strepitose, in meno tempo e con più attenzione rispetto ai principi attivi, nella chirurgia possiamo usare strumenti innovativi e lo stesso vale dal punto di vista diagnostico. E poi permetterà di implementare il fascicolo sanitario elettronico: stiamo lavorando ai primi prototipi.

Perché è così importante?

Perché permetterà di ridurre le liste d'attesa che tanto fanno arrabbiare anche in Trentino, come in tutt'Italia. Con il fascicolo elettronico lei andrà dal medico che prescriverà un esame e poi sarà il Cup direttamente a dirle dove andare in base alla patologia e alla residenza. Una rivoluzione. Ma non c'è solo nel comparto medico. Nelle università la ricerca sta facendo passi da gigante, su tutto quel che riguarda la prevenzione del dissesto idrogeologico. Ma anche nelle scienze sociali ci sono grandi possibilità. Immaginiamo cosa significa legiferare, potendo prevedere le conseguenze, a livello sociale ed economico, grazie ad un'attenta valutazione dei dati.

E nella pubblica amministrazione?

L'intelligenza artificiale si accompagna al processo di digitalizzazione messo in campo. Abbiamo disposto 6,7 miliardi per la digitalizzazione in generale, sulla piattaforma «Pubblica amministrazione digitale 2026» dove sono ormai tutte le pubbliche amministrazioni e le pac centrali e locali. Monitoriamo la procedura per erogare voucher e il tasso di soddisfazione è elevato, abbiamo fatto passi da gigante anche nelle classifiche europee. Creeremo a breve una identità digitale unica, rilasciata dallo Stato. Non più Spid, Cie e Ce. Abbiamo fatto tesoro dell'esperienza dei privati, che hanno garantito un lavoro straordinario e stiamo creando una identità digitale più sicura e in linea con le richieste europee in materia di sicurezza. Con l'IT Wallet caricheremo i nostri dati e i nostri documenti una volta per tutte. Sarà attiva entro il 2026 e senza più pin, puk o codici, solo usando una app.

Fin qui tutti aspetti positivi. Da più parti si è tuttavia avanzato il timore che lo sviluppo di questa tecnologia si possa trascinare dietro una crisi occupazionale che rischia di colpire soprattutto la classe media. Avete delle previsioni sul possibile impatto?

C'è qualche preoccupazione, certo. Ma io dico che i libri di storia ci hanno insegnato che nelle rivoluzioni industriali c'è chi vuol restare fermo. Pensiamo ai Luddisti, che temevano la rivoluzione industriale perché avrebbe portato via occupazione, e in realtà ha portato ad un'escalation di posti di lavoro. O a Internet, all'inizio degli anni Novanta. Certo, abbiamo fatto studi, letto cosa dice l'Ocse, cosa dice l'Europa. Qualcuno parla di milioni di posti di lavoro che non ci saranno più. Probabile, all'inizio, ma se ne creeranno di nuovi, si troverà un equilibrio, forse con addirittura un aumento di manodopera.

Ci sarà bisogno di un continuo aggiornamento.

Sicuramente dovremo lavorare tantissimo sulla formazione e non solo nelle università, per i lavoratori di domani, ma anche in chi oggi lavora ed è inserito nel mondo del lavoro, che ha bisogno di adeguare le proprie competenze, anche per un uso responsabile dell'intelligenza artificiale. Sono ottimista, ma certo servono regole.

Ecco, a proposito delle regole. A livello europeo con l'AI act si è cercato di mettere dei vincoli. Ma da una parte c'è l'esigenza di scongiurare la dittatura dell'algoritmo, dall'altra ci sono imprese che chiedono di non avere troppi vincoli e il mondo della ricerca che teme briglie strette. Come si trova l'equilibrio?

L'AI act è il primo regolamento in assoluto al mondo. È apprezzabile, secondo me, perché ha una struttura piramidale. Il legislatore europeo ha stabilito che se un'applicazione artificiale ha rischi elevatissimi non si può fare, se ha basso rischio, l'impresa può lavorare. La ricerca lavora invece senza limitazioni. Questo è già un act multilevel, con un grande controllo della Commissione europea, con l'agenzia di controllo europeo e le agenzie di controllo nazionali. Non si limiterà né la ricerca, né l'utilizzo della tecnologia. E' già in calendario un incontro con il mondo delle imprese, perché anche loro vogliono che ci siano dei codici di condotta, chiedono libertà ma dentro un framework di regole e sanzioni.

Una cornice di regole chiare conviene a tutti.

Esattamente. E le imprese sono nostre alleate, perché vogliono lavorare con chiarezza.

A proposito di imprese e di politica industriale. Gran Bretagna e Germania hanno aziende che hanno come core business l'Intelligenza artificiale. L'Italia sembra un po' indietro. Abbiamo perso un treno?

Restando a quest'immagine no, perché è un treno accelerato, possiamo salire a qualsiasi fermata. E già da molti punti di vista siamo saliti. In termini di investimenti Francia e Germania sono partite prima, ma subito dopo c'è l'Italia e vogliamo fare molto di più e in temi stretti. Proporremo un disegno di legge sull'intelligenza artificiale e sosterremo quello che c'è: abbiamo già tante pmi che lavorano nel settore, ma anche imprese che fatturano più di un miliardo di euro all'anno e si stanno specializzando. Interverremo sostenendo i centri di super calcolo. Leonardo Cineca è uno tra i primi 3-4 al mondo. Tutti chiedono di esternalizzare queste strutture, perché sono molto costose, la nostra idea sarebbe di avere quasi un centro a livello regionale. Servono soldi. Tanti. Certo, servono investimenti, stiamo già predisponendo. Ma la sfida è anche quella di far crescere la capacità di attrarre capitale straniero.

Prima si parlava di regole e di volontà di innovare. A Trento si è provato a farlo, con il progetto Marvel, ma il Comune è stato multato dal Garante per la privacy. Che succede? Qualcuno precorre i tempi per arrivare primo, o le regole non sono chiare?

Direi più la seconda. Le regole non sono chiare perché il tema è nuovo. Penso che il caso che ha coinvolto Trento sia esemplificativo di quel che stiamo dicendo, serve intervenire per dare un senso regolatorio, senza inibire, vietare e rendere impossibili i progetti.