Intervista al Sottosegretario Butti a "L'Eco di Bergamo"
In Lombardia testiamo i collegamenti con le zone svantaggiate «Non devono esserci timori su Starlink, la fornitura di tecnologie satellitari un'opportunità per gli operatori locali».
L'Eco di Bergamo
I satelliti di Starlink potrebbero arrivare presto in Lombardia - e in Bergamasca - a garantire una copertura super veloce alle aree più remote e difficili da raggiungere via cavo. Lo scorso 9 gennaio, infatti, sulla piattaforma Sintel di Regione Lombardia è stato ufficialmente pubblicato il bando di gara per «l'affidamento della fornitura con posa di apparati e manutenzione full risk, comprensivo del servizio di connettività, necessari alla sperimentazione satellitare per connessioni abanda ultralarga, nell'ambito della nuova Strategia Nazionale per la Banda Ultra Larga 2023-2026». Ovviamente l'azienda di Elon Musk non è la sola a poter partecipare al bando, ma è certamente una di quelle con la flotta più pronta a disposizione e la Lombardia sarà un test pilota per un'azione di copertura che potrebbe interessare l'intero territorio nazionale.
Alla posa della banda ultra larga, però, stanno lavorando da tempo anche altre aziende del territorio che temono l'arrivo di un competitor così importante e strutturato. Per capire meglio questi aspetti abbiamo chiesto quale sia la situazione attuale e la possibile evoluzione ad Alessio Butti (FdI), sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega all'innovazione e alla trasformazione digitale.
Senatore, quanto è effettivamente in ritardo la posa della fibra via terra?
«Abbiamo ereditato un grave ritardo dai precedenti esecutivi, ma stiamo facendo tutto il possibile per recuperare terreno. Già nel 2024, registriamo una netta accelerazione nel dispiegamento dei Piani pubblici per la connettività finanziati dal Pnrr. L'obiettivo della sperimentazione della Regione Lombardia, che ho fortemente voluto, è di misurare le prestazioni delle reti satellitari per la fornitura di "backhauling", e dunque per il collegamento delle reti "locali" alla rete primaria, nelle aree remote della regione. Parliamo dunque di un ambito che non incide sul Piano Italia lgiga e risulta ad esso complementare».
Se i satelliti dovessero funzionare bene come ci si immagina, la scelta potrebbe essere quella di abbandonare i lavori della posa a terra laddove troppo complessi?
«Assolutamente no. La fibra rimane la spina dorsale della connettività ad alta velocità in Italia e il nostro obiettivo a lungo termine è quello di portarla ovunque, anche nelle aree più remote. Tuttavia, è innegabile che in alcuni contesti la posa della fibra comporti tempi lunghi e costi molto elevati, soprattutto in zone montane o difficilmente accessibili. In questi casi, la tecnologia satellitare può rappresentare una soluzione complementare molto efficace anche nell'ottica di nuovi piani pubblici per assicurare la connessione a queste aree. Altrimenti è ipocrita parlare di condizioni per agevolare il ripopolamento delle zone montane o remote».
Tra i timori degli operatori, anche locali, ci sono le ripercussioni che si avrebbero sul mercato se un soggetto molto forte, come Starlink, dovesse vincere il bando ed entrare in maniera decisa nella concorrenza del settore...
«Forse gli operatori di cui parla non sanno che Starlink è già attivamente presente sotto il profilo commerciale. Comunque, non devono esserci timori di sorta, anzi la fornitura di backhauling attraverso tecnologie satellitari può rappresentare un'opportunità anche per gli operatori locali che hanno difficoltà ad alimentare la propria rete secondaria (sia FWA che fibra) con tecnologie performanti. Il nostro obiettivo è garantire connettivitàveloce ovunque, ufilizzando gli strumenti più adeguati alle specifiche esigenze del territorio. Questo è "servire il territorio e la sua economia". La posa della fibra rimane centrale, soprattutto nei contesti urbani e nei piccoli comuni dove è possibile portarla con un investimento sostenibile. La tecnologia satellitare, invece, verrà sperimentata in contesti specifici».
Una connessione veloce ed efficace anche nelle aree più decentrate potrebbe favorire non solo le imprese esistenti, ma anche lo sviluppo di un'imprenditoria giovane che decida di restare sul territorio. Quanto è importante il fattore tempo?
«Importantissimo. Una connessione stabile e performante permette alle imprese di essere più competitive, facilita lo sviluppo di startup innovative e può rappresentare un incentivo per il ripopolamento delle zone montane e rurali, creando nuove opportunità di lavoro e servizi. La sfida dei prossimi anni è, da un lato, quella di portare le migliori infrastrutture possibili laddove non siano presenti, dall'altro di favorire l'adozione delle infrastrutture realizzate. Questo anche attraverso importanti fondi pubblici, per nuove imprese e servizi».
Al Ces di Las Vegas una startup italiana ha presentato il progetto della prima costellazione italiana privata di picosatelliti (satelliti di massa inferiore a un kg) per le telecomunicazioni loT. Pensate anche a interventi che possano incentivare le realtà italiane a velocizzare i propri progetti satellitari?
«In questo ambito in grande crescita l'Italia può dire la propria ed il Governo è attento a favorire, nei fatti, le condizioni per la nascita ed il consolidamento di nuove imprese insieme ai nostri campioni nazionali. Noi vogliamo una vera politica industriale sul tema innovazione».
A fine febbraio scadrà il termine di presentazione delle domande, ma quando i satelliti saranno realmente operativi?
«Non si tratta evidentemente di rendere operativi dei satelliti che già lo sono quanto piuttosto di sperimentare il proprio utilizzo in maniera complementare rispetto alle reti esistenti. La sperimentazione della Regione Lombardia dovrebbe fornirci dei primi risultati entro il primo semestre del 2025».