Risposta del Sottosegretario Alessio Butti all’interpellanza urgente sull’indentità digitale
Grazie Presidente.
Onorevoli Deputate e Deputati,
Anzitutto tengo a ringraziare sinceramente gli interpellanti per avermi fornito l’occasione di ritornare su un tema che giudico centrale e su cui tengo a rassicurare il Parlamento e tutti i cittadini sull’importanza che lo stesso riveste per il Governo.
Voglio anche sottolineare l’impegno profuso per garantire che l’identità digitale sia per tutti i cittadini sicura, semplice da utilizzare e accessibile.
Temo che l’identità digitale sia stata terreno di propaganda politica, certamente legittima ma a tratti anche infondata e che rischia di spaventare i cittadini. A volte, forse, ci si innamora degli acronimi, anche dimenticandone il significato. SPID sta, infatti, per Sistema pubblico d’identità digitale e nessuno ha mai ipotizzato di fare a meno di un sistema pubblico di identità digitale.
L’identità digitale è indispensabile per poter usufruire dei servizi online della PA e gioca quindi un ruolo fondamentale nel processo di digitalizzazione della PA italiana, tanto più se consideriamo il fatto che molti sportelli impongono tempi di attesa dilatati nel tempo, a volte nell’ordine di alcuni mesi, al punto da invogliare, oltre ogni misura, se non ad obbligare, il cittadino al servizio online.
L’identità digitale dev’essere innanzitutto sicura e semplice nelle modalità d’uso, deve essere accessibile a tutti i cittadini, deve essere costruita secondo principi e regole certe. Si tratta di requisiti necessari e non eludibili perché il loro rispetto contribuisce a favorire, anzi a garantire, la qualità dei servizi erogati online.
Ritengo doveroso in questa sede ricordare che, sin dal mio insediamento, ho manifestato la massima attenzione al tema dell’identità digitale, lavorando da subito con AgID alla proroga delle convenzioni che come tutti sappiamo erano in scadenza ad aprile. Proroga che è stata solo il primo passo di un confronto costante e proficuo con tutti gli stakeholder e con i gestori dell’identità digitale, in particolare, teso sia a discutere le istanze, sino ad ora rimaste inascoltate dai miei predecessori, che a lavorare insieme alla costruzione del modello futuro, il più possibile condiviso.
Rispettando l’ordine delle questioni sollevate, tengo, in primis, a rassicurare gli interpellanti sul fatto che il Governo sta seguendo con attenzione le fasi di definizione del Regolamento UE, confrontandosi con i principali stakeholder e assicurando una partecipazione attiva ai progetti pilota lanciati dalla Commissione europea. Il Dipartimento per la trasformazione digitale è impegnato sui progetti pilota, in qualità di coordinatore delle eccellenze del nostro sistema Paese.
Posso rassicurare gli interpellanti, anche sulla circostanza che certo non ci sfugge, dell’importanza che l’identità digitale riveste per la trasformazione dei settori pubblico e privato. Le attività in corso stanno garantendo a tutte le pubbliche amministrazioni di poter abilitare i propri servizi a SPID e CIE, mediante un accesso sempre più facile agli stessi.
L’obiettivo è quello di valorizzare le esperienze ed addivenire ad un sistema unico di identità digitale.
Come è noto, infatti, in Italia coesistono tre strumenti di identità digitale, nati in tempi diversi, per rispondere ad esigenze differenti, essendo basati peraltro su tecnologie differenti.
Abbiamo:
a) la Carta d’Identità Elettronica (CIE), a totale controllo statale;
b) il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), che è semplice da usare e che sino ad ora ha funzionato egregiamente, ma che è a controllo privato, viene cioè erogato attraverso una serie limitata di provider del servizio abilitati dallo Stato all’erogazione delle credenziali di accesso.
c) la Carta Nazionale dei Servizi (CNS), che il cittadino trova integrata sulla propria Tessera Sanitaria, ma che ha tassi di utilizzo bassissimi quale strumento di accesso ai servizi online.**
Lo Stato italiano gioca ovviamente un ruolo fondamentale in tutti questi strumenti di identità digitale. È innanzitutto il regolatore di tali strumenti attraverso l’AgID. È altresì da un lato gestore diretto tramite il Poligrafico dello Stato che produce la CIE, nonché, dall’altro, accreditatore dei soggetti autorizzati al rilascio delle identità digitali SPID. Infine lo Stato è anche finanziatore diretto della produzione della Tessera Sanitaria con CNS, attraverso l’Agenzia delle Entrate, effettuata da Sogei.
Dal quadro sommariamente tracciato appare evidente come sia necessario dar luogo ad un processo di razionalizzazione del sistema di identità digitale attraverso un unico strumento di accesso per tutti i servizi della PA e per il sistema sanitario.
Questo processo di razionalizzazione e innovazione è irrinunciabile. E deve essere un processo capace di rispettare alcuni criteri fondamentali.
Il primo è il ruolo dello Stato, che deve sempre e comunque garantire l’identità digitale ai suoi cittadini. Il secondo è quello della centralità di un unico documento di identità digitale.
Il terzo è la valorizzazione di quanto già realizzato. Nessuno spegne nulla: il successo diffusivo dei due sistemi principali sin qui adottati, CIE e Spid, nonché l’esperienza positiva maturata dai cittadini con l’utilizzo quotidiano di SPID, rappresenta un patrimonio su cui costruire ogni soluzione innovativa per il futuro.
Il quarto è la capacità d’innovazione dimostrata dall’intero ecosistema costruito intorno alla identità digitale.
L’Italia deve avere un unico sistema di “identità digitale”, che non è “identità digitale nazionale” come viene erroneamente denominata, perché l’identità digitale è una sola ed è valida a tutti i livelli territoriali nazionali e internazionali.
Questo processo di razionalizzazione non è certamente attuabile in tempi brevi, ma richiede gradualità di esecuzione, con la realizzazione di interventi sul piano tecnico, giuridico e amministrativo.
Sono in corso le attività per facilitare l’utilizzo di CIE anche in mobilità, grazie all’attivazione dei livelli 1 e 2 di sicurezza, come già offerto da SPID. Sarà semplificato il procedimento per la sua emissione, riducendo i tempi di attesa e i costi per i cittadini, garantendo il passaggio verso lo standard e-Wallet in fase di formazione in ambito europeo.
L’obiettivo è chiaro: razionalizziamo le esperienze accumulate sin quì, facciamo convergere identità digitali attualmente rilasciate da identity provider, per lo più privati, e identità digitali rilasciate direttamente dallo Stato, nell’ambito del progetto CIE in un’unica soluzione di identità digitale, destinata a sua volta a convergere nell’EUDI Wallet, non appena sarà possibile. Garantiamo soluzioni che mantengano la compatibilità con i sistemi di integrazione sviluppati con i service provider pubblici e privati al fine di salvaguardare gli investimenti già realizzati.
Nessuna “sostituzione”, quindi, ma, semplicemente, una transizione verso un sistema unico che sappia valorizzare l’esperienza acquisita dai cittadini e la coniughi con le esigenze di un modello tecnologicamente più avanzato.
Nessun rischio, tengo a ribadirlo, di sperpero di risorse pubbliche.
Al contrario, con la nuova identità digitale perseguiamo: la ferma volontà di evitare duplicazioni che, forse, avrebbero potuto essere evitate sin dall’inizio; conseguiamo risparmi significativi per lo Stato; soddisfiamo la necessità di compiere una scelta definitiva tra sistemi apparentemente alternativi in un servizio che acquista ogni giorno un'importanza maggiore e di cui tutti i cittadini, a parità di condizioni di ingresso e di utilizzo, devono fruire quotidianamente.