Intervento del Sottosegretario di Stato con delega all'Innovazione, Alessio Butti a "La Repubblica"
L’Europa alza la voce sul software aperto “Autonomia dagli Usa”
Bruxelles apre il cantiere delle tecnologie digitali con Italia, Francia, Olanda e Germania: pronto un fondo da 5,3 milioni
Non solo l’euro digitale, per affrancarci dal monopolio dei pagamenti di Visa e Mastercard. L’autonomia europea va garantita anche sul fronte delle strutture digitali open source, dal cloud alle iniziative sulla cybersecurity ai social network e all’intelligenza artificiale: l’11 dicembre all’Aia la Commissione Ue lancerà il progetto “Digital Commons Edic-European digital infrastructure consortium”, il consorzio per un’infrastruttura europea sui beni digitali comuni. Un settore che per il momento è saldamente presidiato da colossi non europei, soprattutto statunitensi, che detengono l’80% delle infrastrutture e dei software che utilizziamo. Ora Bruxelles vuole affermare anche in questo settore la propria sovranità e, soprattutto, i propri valori:
"La dipendenza dell’Europa da infrastrutture e tecnologie digitali importate crea vulnerabilità per la sua economia e democrazia" – spiega in una nota la Commissione – "Pertanto, una priorità strategica per l’Europa è rafforzare alternative aperte, interoperabili e sovrane".
Si parte da quattro Paesi, che sono i promotori dell’iniziativa: Italia, Francia, Germania e Paesi Bassi. Il consorzio sarà aperto naturalmente anche all’adesione di altri Stati membri della Ue: i primi ad aderire potrebbero essere Lussemburgo, Polonia e Slovenia, che parteciperanno al progetto in qualità di osservatori. La sede di Digital commons Edic sarà a Parigi, e alla Francia spetterà anche la presidenza; l’Italia avrà la vicepresidenza.
"Con il Digital commons Edic l’Europa fa un salto di qualità sulle soluzioni aperte, dalla IA al cloud, che favoriscono interoperabilità e riducono i costi" – spiega il sottosegretario alla presidenza del consiglio per l’Innovazione Alessio Butti – "L’Italia ha spinto con decisione questo progetto, che rappresenta un passo concreto verso una sovranità tecnologica europea e un’innovazione che sia davvero utile a cittadini, aziende e pubblica amministrazione".
I finanziamenti per l’avvio del progetto sono di 5,3 milioni di euro, 2,5 dalla Ue e il resto dai quattro Paesi promotori dell’iniziativa. Ma successivamente dovrebbero essere stanziate cifre molto più importanti per finanziare le iniziative in preparazione. Entro il 2027 infatti si prevede la costituzione di un One-stop-shop and expertise hub: si tratta di un unico punto di accesso per i servizi che riguardano i digital commons, che adesso sono frammentati. Verrà costituito poi un Digital commons forum and award, per mettere insieme conoscenze specialistiche di alto livello, sia del mondo imprenditoriale che accademico, e verrà infine pubblicato un rapporto annuale sullo stato dei Digital commons in Europa. L’idea è quella di investire insieme in soluzioni condivise e aperte, favorendo l’interoperabilità, riducendo i costi per le amministrazioni e creando opportunità di mercato anche per le Pmi europee, che hanno bisogno di un maggiore supporto per l’innovazione.
"È un messaggio chiaro – spiega Serafino Sorrenti, capo della segreteria tecnica del dipartimento dell’Innovazione – l’Europa è in grado di costruire, mantenere e governare infrastrutture digitali critiche secondo le proprie regole, nell’interesse pubblico".