Intelligenza artificiale in sanità: ecco come coniugare innovazione, empatia e inclusione

L'intervento del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione Alessio Butti sulle pagine de "Il Sole 24 Ore"

È nella collaborazione tra pubblico e privato che può nascere un vero laboratorio di etica applicata: tutte le strutture possono essere protagoniste promuovendo trasparenza, co-progettazione con i pazienti, attenzione alla privacy e uso consapevole dei dati

Data 06 ottobre 2025
Argomenti Intelligenza artificiale

Riflettere sulla intelligenza artificiale non significa prospettare scenari futuristici. L’AI è già tra noi e sta rivoluzionando ogni ambito: economico, sociale, industriale, culturale. Ma è nella sanità che questa rivoluzione mostra tutta la sua forza perché alla spinta innovativa si unisce la componente umana, empatica, che nessun algoritmo potrà sostituire del tutto.

Per questo è fondamentale riflettere insieme sull’impatto che l’AI avrà, e sta già avendo, sul sistema sanitario con una particolare attenzione a chi costruisce l’impresa sanitaria del domani. Con il Governo italiano, primi in Europa, abbiamo recepito l’AI Act e dato alla luce una legge sulla Intelligenza artificiale che dà prospettive e certezze.

Le opportunità

L’intelligenza artificiale è un’opportunità concreta non solo per automatizzare attività amministrative, come banalmente la gestione delle cartelle cliniche o le prenotazioni, ma per liberare tempo, risorse e creatività, per ripensare modelli di business, per integrare servizi come la telemedicina, per trasformare le strutture in veri e propri hub di innovazione. Immaginate strutture dove l’intelligenza artificiale supporta il triage la diagnosi e la gestione personalizzata dei percorsi terapeutici.

Immaginate di poter costruire delle offerte sanitarie su misura basate su dati reali, comportamenti, stile di vita, preferenze espresse dai pazienti o di sviluppare nuovi servizi con il supporto predittivo dell’AI come abbonamenti sanitari personalizzati, diagnosi a distanza, interfaccia avanzate con il sistema assicurativo. Questa rivoluzione non riguarda solo la tecnologia, ma riguarda anche la cultura imprenditoriale: serve costruire degli ecosistemi capaci di unire le competenze cliniche, quelle tecniche e manageriali, serve dialogare con le Università e con i centri di ricerca, con le istituzioni e il Governo sta agevolando questo rapporto.

I rischi

Serve, però affrontare anche i rischi. Il primo è quello di delegare troppo, ovvero di pensare che l’algoritmo possa decidere al posto nostro. Dobbiamo invece rafforzare l’autonomia e la responsabilità umana soprattutto quando parliamo di cure. Il secondo è quello della sicurezza. I dati sanitari sono tra i più preziosi e tra i più esposti agli attacchi. Servono quindi protezioni adeguate, cultura della sicurezza e cultura dell’investimento per la sicurezza. Il terzo rischio è quello delle disuguaglianze. Se l’accesso all’innovazione sarà riservato a pochi, rischiamo di creare una sanità a due velocità, due classi di pazienti, due classi di medici.

Una cura «aumentata»

Ma c’è anche un grande potenziale nella relazione umana aumentata dalla tecnologia. Non dobbiamo vedere l’intelligenza artificiale e gli operatori come in un conflitto. Possiamo invece immaginare modelli ibridi: chatbot che supportano il dialogo continuo, sistemi che aiutano il medico a capire lo stato emotivo del paziente, ambienti di simulazione per la formazione che è fondamentale. È possibile costruire una cura aumentata dove la macchina aiuta la persona a essere più empatica, più presente, più efficace.

Il ruolo dello Stato

Infine, c’è il grande tema dell’etica. Chi stabilisce cosa può e cosa non può fare l’intelligenza artificiale in sanità? Il ruolo dello Stato in questo senso è fondamentale, deve garantire i diritti, la sicurezza, l’inclusione, ma nessuna strategia pubblica può essere davvero efficace senza il contributo attivo del mondo privato. È nella collaborazione tra pubblico e privato che può nascere un vero laboratorio di etica applicata, capace di coniugare innovazione e responsabilità. Tutte le strutture, pubbliche e private, possono essere protagoniste in questo percorso, promuovendo trasparenza, co-progettazione con i pazienti, attenzione alla privacy e un uso consapevole e inclusivo dei dati.

La rivoluzione dell’intelligenza artificiale in sanità, dunque, ci mette davanti a una scelta: possiamo subirla o invece guidarla con coraggio, responsabilità e con una visione che unisce innovazione, empatia e inclusione.