Si chiamano “polizze dormienti”, sono contratti assicurativi che rischiano di non essere riscossi dai cittadini e che oggi, grazie alla Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), possono essere facilmente individuati, liquidando ai beneficiari le somme dovute. Dopo una prima fase di sperimentazione, conclusa lo scorso novembre, oltre mille società assicurative hanno infatti la possibilità di utilizzare la PDND per verificare l’esistenza in vita di un assicurato tramite i dati dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR). Un’operazione che snellisce le procedure di controllo delle compagnie assicurative e rende certi, oltre che più rapidi, i tempi di pagamento delle polizze.
La PDND, la piattaforma del Dipartimento per la trasformazione digitale nata per favorire lo scambio semplice e sicuro di dati e informazioni tra le pubbliche amministrazioni, si conferma così strumento utile anche nel contesto delle aziende private. Secondo l’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, nel 2022 sono stati effettuati controlli su circa 30 milioni di assicurati, con l’incrocio dei dati con i registri di ANPR ha già portato al “risveglio” di oltre 240 mila polizze vita. Ma sono numeri destinati ad aumentare proprio grazie all’automazione delle verifiche permessa dalla PDND, basti pensare che nella sola fase di sperimentazione sono stati effettuati controlli su circa 600 mila contratti, stipulati da una singola compagnia assicuratrice.
Di solito, infatti, all’origine di una polizza dormiente c’è un cortocircuito nello scambio di informazioni: il cittadino non è a conoscenza di una polizza a suo vantaggio, mentre l’impresa assicuratrice rimane all’oscuro dell’evento che ne determina il pagamento. Un’impasse che sarà presto superata grazie alle attuali disposizioni, che oltre all’impiego di strumenti di verifica automatica delle informazioni prevedono, per le compagnie assicurative che operano in Italia, l’obbligo di consultare la banca dati ANPR almeno una volta all’anno.